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Vietnam:
Ho Chi Min City |
viaggi in Vietnam |
Ho Chi Minh City é un nome che appare solo sui tabelloni ufficiali e sui timbri che appone la polizia. La cittá continua a chiamarsi e a essere Saigon, con tutte le memorie del suo passato che modernizzazione e liberalizzazione economica non hanno cancellato. Sono peró memorie ormai sfocate dal tempo e chi arriva con la segreta speranza di ritrovare squarci delle scene viste nei film di guerra resta deluso. Qui si respira l'aria non di una vecchia cittá coloniale ma di una moderna metropoli asiatica con i viali intasati di traffico e fiancheggiati da moderni e quasi avveniristici edifici commerciali, hotel, business centre, supermarket. Fino agli anni ’90, usciti dal vecchio Hotel Caravelle e scendendo verso il fiume lungo la Dong Khoi, un tempo Rue Catinat, si incontravano decine di piccoli e polverosi negozi dove si praticava il "cambio nero" e si potevano acquistare, per poche decine di dollari, statue in legno del XVIII e XIX secolo, qualche pietra khmer, Rolex originali e Leica degli anni '60. Ora si trovano solo piú boutiques e eleganti negozi dove anche il turista piú esigente puó trovare sazietá scegliendo capi di abbigliamento firmati, calzature e pelletteria italiana, apparecchi fotografici e video della ultima generazione, orologi e raffinata e costosissima oreficeria "made in Paris". Quasi si resta intimiditi passando sotto il vertiginoso slancio della modernissima architettura che sta mutando il volto alla cittá. Si ritrova un pó il senso del tempo antico vicino agli antichi edifici coloniali, primi fra tutti i vecchi hotel evocati dai romanzi di Graham Greene, che sono stati restituiti all' originale splendore delle loro tinte pastello contro le quali si profila la macchia di colore delle donne saigonesi vestite nel loro elegante ao-dai, portate attraverso il caos del traffico dagli ultimi silenziosi ciclo-pousse. Anche se vive pienamente nel XXI secolo Saigon non ha cancellato le immagini del suo passato. Lo si comprende andando a piedi verso il vecchio quartiere cinese e superato il mercato Ben Thanh si comincia a respirare l’aria dell’Asia che tutti vagheggiamo. Quando si entra nel quartiere di Cholon certo non si trovano piú gli odori, il colore, i rumori di quelle strade che nei tempi della guerra ospitavano tutte le tentazioni e ogni genere di commercio lecito, o meno lecito. Restano peró ancora le ombrose farmacie, qualche fumosa sala da the, dei minuscoli negozi dalle insegne tracciate in ideogrammi. Nelle vie non é raro incontrare qualche corteo funebre accompagnato da, per noi, insolite bande musicali. Durante il capodanno esplode il fragore di mille petardi e il tripudio di colori dei dragoni in cartapesta. L' antico mondo sino-vietnamita continua a vivere, sempre identico a se stesso , nelle pagode buddhiste e nei templi taoisti dove le pareti di ceramica sono coperte da sfavillanti immagini di tigri e dragoni i cui misteriosi flussi percorrono il sottosuolo. Policrome immagini lignee di mandarini e generali fanno corona alla statua dell' Imperatore di Giada. Il suono cupo dei gong scandisce i passi di un tempo che non trascorre: si é arrestato, immutabile, nell' eterno segno del Tao. |
Informazioni di viaggio » Vietnam |
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